Terra Utopia
un progetto di Economia Sociale per la realizzazione di un Ecosistema Urbano
La progettazione e costruzione (distruzione) dei nostri centri urbani a prescindere dalle persone che li vivono è una delle cause dell’impoverimento esistenziale delle nostre vite, la cui quotidianità, nonostante l’ipertrofia delle possibilità, è condotta spesso a costo del sacrificio del nostro essere persona.
Terra Utopia nasce per anticipare le conseguenze di un processo già cominciato e per porre in essere, nelle incrinature di questa mutazione, un’alternativa strutturale: la costruzione di un ecosistema territoriale urbano (da qui in poi Ecosistema TU) con le persone al centro del suo modello di sviluppo.
Ecosistema è innanzitutto un’unità funzionale formata dall’insieme degli organismi viventi e delle sostanze non viventi (necessarie alla sopravvivenza dei primi). Ragionare per ecosistemi significa immaginare e progettare i territori come unità organiche di ambiente, persone, cose e attività, con un’ottica che sia sostenibile a livello ambientale, umano e sociale.
I nostri spazi urbani e la nostra società, sono invece sempre più costruiti in senso disumano, disegnati a misura d’economia più che a misura d’uomo, e spesso organizzati senza tener conto del bisogni e del benessere delle persone. La progressiva demolizione del tessuto urbano, fatta di depotenziamento delle strutture socio-sanitarie, disinvestimento negli spazi pubblici e scolastici, cannibalizzazione dei centri storici in favore di una speculazione commerciale e turistica, ha di fatto raso al suolo gli spazi delle nostre città in luogo di un modello omologato di consumo riscontrabile con le stesse caratteristiche e la stessa offerta dal centro di Taormina a quello di Milano.
Unitamente a un modello del lavoro e della vita insostenibile, il conformismo delle città ha fatto sì che il cittadino sia stato progressivamente espropriato del proprio centro urbano: il più delle volte si allontana dal centro per vivere in quartieri decentrati dove i costi sono inferiori e sono più frequenti i poli della grande distribuzione; ha visto scomparire quei negozi e quelle attività culturalmente rilevanti che erano occasione di socialità ed arricchimento personale; è sempre più in difficoltà per quanto concerne le occasioni di socialità…si ritrova per la maggior parte dei giorni della settimana a vivere una routine che non lascia spazio ad eccezioni tanto da scaturire in un necessario bisogno di riposo e di evasione.
Tutto questo può essere fermato? Il percorso assolutamente sinistro che abbiamo intrapreso può essere cambiato?
Noi non lo sappiamo, non siamo in grado di prevedere se le città saranno in grado di sopravvivere a loro stesse o si trasformeranno sempre di più in luoghi dove prevalgono sperequazione, esclusione e isolamento. Crediamo però che un ruolo, in questa fase di pericolosi mutamenti, possano averlo i piccoli centri urbani della nostra penisola. L’occasione da cogliere è quella di approfittare dei minori costi dei centri urbani medio-piccoli per piantare al loro interno il germe sano di un ecosistema urbano virtuoso che porti ricchezza a chi già lo vive ma soprattutto a chi decide di viverci. Di tornare a disporre quotidianamente di una fitta rete di luoghi e di servizi in sinergia tra di loro e concentrati nel fine di rendere appagante il quotidiano e meno necessario il bisogno di evasione. Un cambiamento di paradigma, un modo diverso di immaginare i luoghi in cui viviamo: ragionare per ecosistemi.
